The Corporation Wars: Insurrezione (Urania) by Ken MacLeod

autore:Ken MacLeod [MacLeod, Ken]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-07-12T12:00:00+00:00

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Macchine combattenti

La roccia incombeva, somigliante a un tizzone bitorzoluto lungo circa centocinquanta metri sull’asse maggiore. A dieci chilometri di distanza, Newton vedeva chiaramente che la sua rotazione naturale si era stabilizzata. Quaranta chilometri sopra SH-17 orbitava l’esoluna con una faccia sempre rivolta a terra. La traiettoria portò Newton da leggermente sotto a essa a leggermente sopra, poi a poco a poco la sua navicella ne pareggiò la velocità. Le scansioni non rilevarono niente di insolito. Pannelli di energia solare scintillavano alle estremità anteriore e posteriore.

Più da vicino, apparvero dettagli maggiori. La superficie irregolare era intessuta di sottili tubazioni. Newton si chiese se fossero state posate o nanofabbricate in situ. Una condrite carboniosa poteva certo contenere abbastanza composti organici da rendere possibile la seconda alternativa. Una protuberanza artificiale sulla superficie superiore si risolse in un serbatoio flessibile, lungo circa dieci metri e al momento circa ottanta centimetri nel punto di massimo spessore. Doveva essere lì che veniva stoccato il cherogene estratto: poteva bastare per rifornire la navicella. La roccia aveva potenziale! Più di quanto avessero mostrato le scansioni!

Più vicino ancora, Newton vide del movimento in superficie. Decine di piccoli robot aracnoidi, all’incirca delle dimensioni di una mano umana e quasi certamente privi di raziocinio, procedevano a zigzag tra le delicate tubazioni. I loro movimenti sembravano possedere una lentezza e una grazia quasi innaturali, quando allungavano gli arti e li stringevano per poi irrigidirli, simili ad arrampicatori su una parete rocciosa: in un certo senso lo erano, sebbene lì il rischio non fosse di cadere ma di volare via.

Newton portò la navicella ancora più vicino alla superficie, cercando un punto di approdo che non danneggiasse macchinari o tubazioni. Era difficile mantenere un senso intuitivo della scala; la superficie era così complessa che non si poteva evitare di vederne i crinali e gli avvallamenti, il terreno accidentato e i tratti pianeggianti, con correnti di polvere e chiazze di ghiaccio e una spruzzata di crateri. Si calò verso il serbatoio allungato, poi più avanti, in cerca di uno spazio libero.

Due sviluppi inattesi lo fecero ritrarre per l’orrore, o se non altro gli fecero provare l’analogo atavistico di quel riflesso nei circuiti della sua cornice.

Dapprima, un robot più grande di quelli rilevati fino ad allora sulla roccia si arrampicò sopra l’orizzonte, appena avanti a lui. Con i suoi svariati arti e la massa di obiettivi e sensori sulla parte superiore del corpo, l’effetto era precisamente quello di un ragno che schizzava su reagendo a un movimento in prossimità del suo nido o a un tremito nella sua tela. Due dei suoi arti, sollevati, stringevano un tubo lungo due metri. Anche da oltre dieci metri di distanza, il senso spettrografico di Newton poteva fiutare la carica esplosiva nella canna nera.

Quel cazzo di robottino era un bot libero.

Un momento dopo, sopra l’orizzonte più ampio di SH-17 alle sue spalle, un’altra forma aracnoide si arrampicò, diretta verso di lui. La esaminò e vide che era un elevatore, gravato dalle cornici di diciotto combattenti. Dispute Arcane stava evacuando l’esoluna… oppure si stava preparando a difenderla.

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